karma: Origini e interpretazioni di una filosofia antica
Tutto ciò che accade nella nostra vita, secondo il concetto più comune di Karma, è collegato alle nostre decisioni e a ciò che accade dentro di noi. Ma da dove nasce la parola karma?
In questo articolo ci soffermeremo sulle origini di questo concetto e come sia stato largamente interpretato dalle diverse religioni che hanno alla loro base la credenza nella reincarnazione.
Karma: Origini e storia
La parola "Karma" che è un termine adattato dalla lingua ufficiale indiana (sancrita), nasce dalle religioni e riflessioni indiane secondo le quali ad ogni azione, corrisponde un effetto, una conseguenza. Gli esseri senzienti in pratica, secondo le antiche filosofie indiane, possono veicolare alle loro scelte e alla loro condotta, le conseguenze delle proprie azioni. Azioni connesse al ciclo della vita (saṃsāra) che religioni importanti come Buddismo, Induismo, Giainismo collegherebbero come importanza intesa dal punto di vista sia spirituale che come liberazione dagli eventi negativi.
Diversi testi sacri indiani come i Veda, i Brāhmaṇa, gli Āraṇyaka hanno celebrato nel corso dei secoli il "karman" della cultura vedica come l'atto religioso per antonomasia allo scopo di ottenere necessariamente favori dagli Dei vedici. Ma a chi si riferisce la cultura vedica? In particolar modo questo termine si riferisce alla religione e la cultura dei popoli indoeuropei denominati Arii che intorno al XV secolo a.C. migrarono verso l'India nord-occidentale. Se si considerano Testi come gli Upaniṣad, l'uomo davanti alla terribilità della vita, può migliorare se stesso in questo mondo attraverso la propria condotta e aspirare ad una felicità di livello superiore in altrettanti altri mondi al di là di questo. Il desiderio di determinati cose o il compimento di determinate azioni, danno origine a loro volta ad un risultato, proprio come il compimento di un rituale religioso allo scopo di determinare effetti futuri.
Il Karma secondo le religioni Buddista e induista
Religioni come Buddismo ed induismo fondano la loro filosofia sulla reincarnazione così che il concetto di "karma" viene affiancato ad una vera e propria legge, quella della causa effetto. Così, secondo il Buddismo, ad azioni negative corrispondono rinascite negative in termini di karma negativo. Viceversa, il compiere azioni virtuose produrrebbe a sua volta karma positivo. Ad ogni azione, la nostra vita "collezionerebbe" dei "residui" positivi o negativi che ci costringerebbero a rimanere e reincarnarci nel ciclo della vita fino a quando non si raggiunge l'illuminazione. Ovvero lo staccarsi definitivamente dal Karma per aver estinto il "debito karmico". Per i buddisti la legge del "Kamma" regola in un certo modo questa serie interminabile di rincarnazioni assicurando felicità a chi produce intenzionalmente buone azioni e infelicità in caso contrario. Siamo lontani dal senso popolare di "karma" che per molti è tradotto come destino.
Come il pensiero indiano in generale, anche l'Induismo ruota attorno a concetti della liberazione per mezzo del ciclo delle rinascite. Secondo la legge cosmica del Dharma tutti gli esseri senzienti contribuiscono all'equilibrio universale ognuno con il proprio comportamento virtuoso che assume una responsabilità ben più grande quanto più è alta la casta sociale di appartenenza. A tal scopo, discipline meditative come lo Yoga sono fondamentali basi in grado di emancipare lo spirito portandolo a staccarsi da tutto ciò che riguarda la materia.
Le impurità del Karma secondo gli Giainisti
Molto estesa nei popoli indiani è anche la religione giainista secondo la quale l'anima di per sé è pura e sempre intrinsecamente avvolta dalle impurità del karma. La liberazione dell'anima da queste impurità può essere raggiunta con la purificazione a sua volta possibile con la reincarnazione.
Secondo la filosofia giainista, ogni situazione negativa o positiva che si può sperimentare durante la propria vita, è strettamente legata ai desideri della vita precedente. Così se in una vita passata si hanno avuto comportamenti virtuosi, in questa attuale l'anima può sperimentare felicità e serenità derivanti da scelte e desideri positivi generati da una vita precedente. Lo sperimentare dolore nella vita attuale, sarebbe la conseguenza di scelte immorali di una vita passata che intrinsecamente rappresenterebbero il desiderio di sperimentare l'inferno. E' chiaro che la purificazione del pensiero e delle proprie azioni presenti, sono la strada da seguire per liberare l'anima da un karma impuro.
Conclusioni
La cultura occidentale contempla il termine "karma" in modo diverso ed errato rispetto al concetto primario nato nelle culture dei popoli indoasiatici. Questo perché interpretiamo il "karma" come se fosse destino convincendoci a volte di subirlo passivamente. Tutto questo ci dice che, costantemente cerchiamo negli altri e in ogni avvenimento esterno, la causa delle esperienze negative o positive che viviamo, dimenticando di guardare dentro di noi e quanto proprio noi possiamo influenzare le nostre esperienze. Ma un'osservazione a ciò che insegnano le religioni indiane sarebbe d'obbligo. Dovremmo cercare di migliorare noi stessi partendo dal presente per eliminare da noi ogni influenza negativa passata perché, seppur ciò può aver bisogno di un tempo non proprio breve, la"rinascita" del nostro io potrebbe portare ad effetti incredibilmente sorprendenti.